giovedì 21 gennaio 2016

Il 21 gennaio del 1921 presso il Teatro San Marco di Livorno nacque il Partito Comunista d’Italia (PcdI), sezione italiana della III Internazionale. Coloro che costituirono il Pci furono una minoranza dei delegati del XVII Congresso del PSI, che si tenne in quei giorni a Livorno.

Il Congresso socialista aveva appena rifiutato, con solo un quarto di voti contrari – come previsto nelle 21 condizioni per l’adesione all’Internazionale Comunista – di espellere i membri della corrente riformista del Partito. La minoranza, che rappresentava 58.783 iscritti su 216.337 e che abbandonò il Goldoni riunendosi al San Marco, era costituita dal gruppo “astensionista” che faceva capo a Bordiga, futuro primo leader del nuovo Partito, dal gruppo dell’Ordine Nuovo di Gramsci, Togliatti, Terracini e Tasca, dalla corrente massimalista di Marabini e Graziadei e dalla stragrande maggioranza della Federazione Giovanile Socialista (Fgs). Questi gruppi oltre a dichiarare la nascita del nuovo partito elessero anche un primo Comitato Centrale, nel quale erano ben visibili i rapporti di forze interni. Negli anni il partito Comunista fondato da Gramsci e compagni divenne uno dei partiti più grandi e importanti d’Europa occidentale, fino alla fine degli anni ottanta, quando Occhetto decise di rivoluzionare il PCI. Anche se non va trascurato che la storia del Partito Comunista e della sinistra è fatta di scissioni fin dai primi anni settanta, che portarono alla formazione di piccoli movimenti o partiti comunisti che ne impedirono il salto al potere e non permisero di ridurre la supremazia politica della DC. Dopo 95 anni di storia il grande Partito Comunista che fu di Gramsci e Togliatti viene ancora ricordato, ma è un rammarico constatare che invece di ritrovarci tutti insieme a cantare l’Internazionale e mettere le basi per la ricostruzione di un grande partito, che ha il dovere di difendere lavoratori, disoccupati, pensionati,  studenti, ci ritroviamo a Livorno ancora una volta  divisi. Cari Compagni, nel mio piccolo e a nome di molti compagni del Teramano, sono convinto che  una grande forza comunista sia molto semplicemente la somma del pensiero comunista, e che la simpatia per la tendenza o per la corrente o per il dogma o per il passato in generale non debba rappresentare un motivo di divisione.

Sandro Spada

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