
La
sollevazione partigiana del 45 rovesciò il regime
nazifascista. Le aspirazioni più profonde di quella giovane
generazione andavano ben al di là: ponevano in discussione il
regime capitalista che aveva generato il fascismo, e le classi
dirigenti che lo avevano sostenuto e foraggiato. La “rossa
primavera” delle canzoni partigiane parlava di socialismo e di
potere dei lavoratori.
LA
RESISTENZA: UNA RIVOLUZIONE TRADITA
Ma
le direzioni della sinistra italiana a partire dal PCI di Togliatti
tradirono la Resistenza Partigiana. In accordo con Stalin, e le sue
intese di spartizione con le potenze capitaliste “democratiche”,
salvarono il capitalismo italiano. Si accordarono con la DC e i
partiti borghesi per una soluzione di governo di unità
nazionale, che salvaguardasse la proprietà dei capitalisti,
rimettesse in sella i vecchi prefetti, amnistiasse i fascisti. Il
ministro di Grazia e Giustizia era Togliatti, a braccetto di De
Gasperi. Fu la pugnalata alla schiena di una rivoluzione possibile.
La Costituzione borghese del 48 concordata fra De Gasperi e Togliatti
sigillò il tradimento della Resistenza. “ Una rivoluzione
promessa in cambio di una rivoluzione mancata” scrisse Calamandrei.
Era la verità.
Tutto ciò che seguì, nella lunga
pagina del dopoguerra ( dalla repressione degli operai e dei
comunisti sino allo stragismo di Stato) è la riprova
dell'ipocrisia della “democrazia” borghese: come diceva Lenin “un
paradiso per i ricchi, un inganno per gli sfruttati”. La
letteratura della Costituzione serviva a mascherare questa verità.
MATTEO
RENZI: UN ASPIRANTE BONAPARTE
Oggi
gli ultimi eredi del PCI dopo infiniti trasformismi hanno concluso la
propria carriera nel PD di Matteo Renzi. Relegati a ultima ruota di
scorta dal partito liberale da loro stessi fondato. Un partito
divenuto il comitato elettorale di un piccolo Bonaparte in pectore,
che rompe definitivamente con ciò che resta della Costituzione
borghese del 48 per puntare ad una propria soluzione di comando. Con
una legge elettorale truffa peggiore di quella dei fascisti del 23 (
legge Acerbo) che assegna a una minoranza la maggioranza del
Parlamento, e pone il Parlamento sotto il controllo stabile del
governo. Una enormità. Che serve solo a rendere più
rapide, stabili, governabili, le politiche di precarizzazione
selvaggia del lavoro, dei tagli sociali, delle privatizzazioni, a uso
e consumo dei profitti dei capitalisti e delle banche. E' il progetto
di una Repubblica reazionaria.
Il
fatto che oggi manchi ogni reale opposizione a sinistra a questo
progetto e al governo Renzi; che le burocrazie di CGIL e FIOM coprano
la truffa populista degli 80 euro, a sua volta funzionale a
mascherare quel progetto; che le stesse sinistre cosiddette
“radicali” non promuovano una mobilitazione nazionale contro
questa infamia, ed anzi preferiscano imboscarsi in liste civiche di
liberal progressisti, misura non solo la capitolazione dei gruppi
dirigenti della sinistra italiana. Ma lo spazio che di fatto offrono
con questa politica all'opposizione populista di Beppe Grillo e al
suo progetto di Repubblica plebiscitaria senza partiti e sindacati
sotto il controllo della ( sua ) Rete. Oggi il nuovo bipolarismo
Renzi/Grillo trascina la deriva della democrazia borghese italiana.
PER
UNA REPUBBLICA DEI LAVORATORI. PER UNA SINISTRA CHE NON TRADISCA
Passato
e presente ci chiamano dunque a un bilancio e alla necessità
di una svolta.
Occorre
costruire una sinistra rivoluzionaria, che stia sempre e solo dalla
parte dei lavoratori, che rompa con la compromissione coi loro
avversari, che leghi ogni battaglia immediata, sociale e democratica,
ad una prospettiva di rivoluzione. Il capitalismo non ha più
nulla da offrire né in termini sociali né in termini di
democrazia. La sua sopravvivenza trascina con sé una
regressione storica sempre più profonda delle condizioni
sociali e dei vecchi diritti costituzionali. Solo una rivoluzione
socialista, solo un governo dei lavoratori che rifondi la società
da cima a fondo, può impedire una deriva reazionaria. In
Italia e in Europa.
Per
questo l'unico modo di onorare realmente la memoria del 25 aprile è
di lottare per la Liberazione dalla dittatura del capitale, la
speranza per cui tanti partigiani combatterono e morirono.
Dare
un partito a quella speranza. Dare un partito al programma di una
Repubblica dei lavoratori, è l'impegno quotidiano del Partito
Comunista dei Lavoratori. L'unico partito che non ha mai tradito gli
operai.
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